
La reazione che si oppone al Lavoro Spirituale
Quando un essere umano intraprende il suo Cammino Spirituale – che è volto a trovare un senso e uno scopo superiore ad una Vita che altrimenti è soltanto apparente Entropia – si apre alla possibilità di sperimentare pratiche, esercizi, strumenti, che lo avvicinino progressivamente a quelle nuove esperienze e percezioni di carattere superiore che sta cercando.
Quindi, in accordo alle proprie personali predilezioni, l’Aspirante comincia a sperimentare strumenti come la Meditazione, la Preghiera, la Presenza, il Silenzio Interiore; incomincia a costruire nuove attitudini nella sua psicologia, ovvero nella sua Anima Terrestre, che siano funzionali ad una potente e significativa espressione di sè nel quotidiano: inizia la sua personale costruzione delle Virtù Superiori.
In queste sue prime esperienze, l’Aspirante può sperimentare degli stati interiori molto intensi e profondi; delle comprensioni lucide e penetranti, su sè stesso e sulla sua Vita. Vi è una relativa poca difficoltà a sostenere esercizi come la Meditazione e la Presenza, e la pratica conduce a tutta una serie di conseguenze positive ed incoraggianti. Lo stato emotivo è ottimo, e incoraggiante. Ci si sente pieni di entusiasmo, e di Energia, come aver scoperto un nuovo mondo meraviglioso e totalmente sconosciuto.
Ma poi, improvvisamente, arriva un momento in cui la polarità della pratica cambia verso. Progressivamente, senza accorgercene, le nostre pratiche spirituali cominciano ad attenuare la loro intensità; la Concentrazione si perde, quelle esperienze luminose e positive si allontanano, e si fa una grande fatica laddove prima tutto sembrava fluire senza sforzo. L’entusiasmo della pratica spirituale si affievolisce, l’Energia si abbassa, e non ci sostiene più. Che cosa sta accadendo?